Piutost che niente, l’è mei piutost. A casa mia siamo un misto tra piemontesi, friulani, milanesi, napoletani e siciliani pertanto le frasi e detti in dialetto saltano fuori in mille forme e colori.
Sono però cresciuta a Milano e il milanese mi è rispuntato prepotentemente qui a Milano dopo aver conosciuto Raffaella a Dubai, milanese d’oc che mi ha definito una “giargiana” dopo il primo mese di frequentazione (ma io ho un certo orgoglio nell’essere un misto e di essere anche un po’ giargiana aka tamarra).
E mai come in questo periodo l’ho ripetuta ai miei figli bilingue con poca cultura del dialetto milanese o italiano che sia. Le basi, si sa, si devono mettere fin da piccoli e frasi in dialetto o simile ogni tanto bisogna inserirle perchè la conoscenza popolare o meglio ancora le famose frasi della nonna devono venir tramandate anche a questi bambini con accento più americano che italiano.
Piutost che nient, mei piutost. Colonna sonora di questa Estate 2020.
Invece di piangersi addosso, meglio pensare a cosa di positivo c’è stato. Vi ho già scritto delle aspettative dei miei figli ma ad una settimana dall’inizio della scuola voglio raccontarvi di quello che alla fine abbiamo fatto e non di quello che abbiamo perso.
Prima di tutto ci siamo riposati. Perchè spesso l’estate è un correre da un lato all’altro, mentre questa estate è stata ricca di eventi e divertimento ma anche tanto riposo a casa.
Abbiamo passato tanto tempo con gli amici e i miei figli più che mai hanno avuto sleepover, hanno frequentato camp sportivi, giocato in spiaggia fino al tramonto nonostante il caldo.
Per la prima volta mio figlio ha festeggiato il suo compleanno lontano dalla famiglia ma insieme ai suoi amici.
Entrambi hanno imparato a sciare. E anche bene. Si avete letto bene! Li ho iscritti ad un corso di sci a Dubai e si sono divertiti un sacco. Per chi fosse interessato li ho iscritti ad Infinity Ski
Giovedì scorso hanno avuto il loro primo giorno di scuola. In una scuola nuova, con modalità 30% e mascherina. Un inizio non proprio classico.
Piutost che nient, mej piutost.
Piuttosto che stare a casa, meglio cominciare scuola in qualche modo.
Quindi la frase è rispuntata anche questa settimana.
E così chiaccherando con le Amiche di Fuso ho cominciato a chiedere se, nonostante la vita all’estero, usassero ancora il dialetto in casa per alcuni insegnamenti (o rimproveri). Ne sono usciti davvero tanto soprattutto grande soddisfazione dalle amiche del sud!
Mi sono quindi domandata come il dialetto possa continuare a sopravvivere con questa globalizzazione. Facendo delle ricerche ho trovato una mappa interessante dei dialetti che vi posto qui sotto e anche un articolo dove si legge che ora dentro i Baci Perugina vengono messe le frasi in dialetto!
Oppure ho anche scoperto una versione napoletana del diario di una schiappa, ovvero il ‘O Diario ‘E Nu Maccarone’ (Il Castoro).
I dialetti sicuramente non se la passano bene ma sarebbe bello mantenere questa tradizione. Io non parlo dialetto ma esibisco solo alcuni detti. A casa vostra come è la situazione?
Mimma, Pugliese
Cee caccia lu cippone?? Ua… ognuno alle casi sua
(Che frutto produce la vite ? L’uva.. allora ognuno a casa propria)
Valeria, pugliese
Ci stae a casa sicca ci camina licca (chi sta a casa rinsecchisce chi cammina ne guagagna).
Il concetto è:esci da casa (in senso lato) e ne guadagnerai sempre qualcosa in tutti i sensi.
Direi che mio padre me lo ha messo bene in testa!
Manuela, calabrese
FOCU MEU: è un intercalare, ma lo uso tantissimo, sempre.
Letteralmente FUOCO MIO!
Tutte le volte che i bambini mi fanno cadere le braccia, è perfetto!
I guai da pignata i sapi a cucchiara chi mania.
Cioè… i guai del tegame li conosce, veramente, solo il cucchiaio che mescola.
Lo uso spesso per insegnare a non giudicare gli altri dalle apparenze.
Megghju ndaviri a chi fari cu centu briganti, ca cu uno, ngnuranti.
È meglio aver a che fare con cento briganti piuttosto che con uno solo, ma stupido.
A carni umana si mangia cu ‘u meli.
La carne umana si mangia con il miele.
Educa bene chi educa con dolcezza.
A gurpi quandu no rriva a rovina, dici ch’è aira.
La volpe, quando non riesce ad arrivare all’uva, dice che è aspra.
A mattinata faci a jurnata.
La mattinata fa la giornata.
Mia nonna a Trivella me lo diceva.
Stai tirando acqua cu panaru.
Prendi la acqua con un paniere di paglia.
Cioè… sei inconcludente.
Questi li dico super spesso!
Valentina, Milanese
Sta su de doss!
Non starmi addosso…
Nadja, Sarda
Si andas a mare non achatas mancu s’abba .
Andare al mare e non trovare nemmeno acqua (indovinate chi)!
Pappa c’is ocru.
(mangi con gli occhi, si dice quando chiedi tanto da mangiare ma non mangi nulla)
Chentu concas, chentu berrittas.
Cento teste, cento modi di pensare.
A cando tropu a cando nudda.
A volte troppo, a volte niente.
Cando s’ainu ch’est mortu ‘e su risu.
Quando l’asino è morto dal ridere (quando ormai è troppo tardi)
Cando t’isposas non ti nd’amentas prus.
Quando ti sposerai, non lo ricorderai più.
Monica, Genovese
Sciûsciâ e sciorbî no se pêu
Succhiare e soffiare contemporaneamente non si può
È inutile che provi a fare mille cose allo stesso tempo, concentrati su una alla volta perché non ne puoi fare bene due contemporaneamente!
Wanda
Tale madre tale figlia! Questo lo dice mio marito. Astrid ha il mio temperamento italiano!
Quali sono i detti in dialetto che usate spesso?
Elena, Dubai
Io vivo a Trieste, città in cui il dialetto è da sempre fortemente radicato, tant’è che lo si usa anche negli uffici 🙂 E comunque mio figlio è entrato alla scuola materna esordendo con un bel: “Ciao maestra, mi son Federico!”, tanto poi tempo una settimana ed ha imparato l’italiano…
Da ligure, Sciûsciâ e sciorbî no se pêu non è esattamente come lo hai spiegato tu…è come dire “volere la botte piena e la moglie ubriaca”, cioè non si può avere una cosa ma anche il suo contrario.